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venerdì 16 gennaio 2009

Diario di bordo

Piccolo resoconto del servizio al dormitorio di San Bernardo della scorsa settimana.
Ho fatto tre turni: domenica 5, mercoledi 8 e giovedi 9.
Il primo giorno sono con Antonio (che non si ferma a dormire) e Emanuele. Il turno inizia in maniera concitata: un ospite un po' brillo, che già il giorno prima aveva dato fastidio, attacca briga con gli altri cercando lo scontro a forza di insulti; ad un certo punto un altro cerca di mettergli le mani addosso e mi ritrovo in mezzo a tentare di separali (mission impossible), fortunatamente intervengono gli altri, tra cui un marocchino bello spesso, per sedare gli animi. Un altro episodio simile e prendiamo la sofferta decisione di cacciarlo via, pur con in testa l'immagine di Babu morto di freddo pochi giorni prima, ma purtroppo non avevamo altra scelta.

La serata prosegue poi tranquillamente, scambio due parole con un ragazzo somalo che ha frequanti mal di testa dovuti ad una vecchia ferita da arma da fuoco alla nuca. Mi dice che il suo paese è in guerra da quando lui aveva 8 anni, ora è in Italia in cerca di una vita migliore (o forse semplicemente di una vita)
Il secondo turno è con Antonio e Carlo. Nulla di particolare da segnalare se non la visione a tarda sera di Pulp Fiction con Carlo che crolla verso la metà e si risveglia giusto per gustarsi il finale del film.
Giovedi sono con papà, Gabry e alla sera anche zio Giorgio e zia Lucci, la quale arriva da pegli con due sacchetti pieni di ogni ben di dio: pizza, focaccia al formaggio, pizzette ecc.. tutti avanzi del fornaio sotto casa: incredibile quanto cibo si butti via e quanto sarebbe utile poterlo ridistribuire come abbiamo fato quella sera. Tra gli ospiti c'è un Irakeno (Curdo?) che non parla nè arabo, nè inglese (solo qualche parola) nè qualsiasi altra lingua conosciuta; si scoprirà poi incredibilmente che riesce ad intedersi con un Afgano, poichè ha lavorato per qualche tempo in Iran dove si parla il persiano, stessa lingua parlata dall'etnia a cui appartiene l'ospite afgano.
Questo signore irakeno è giunto al dormitorio grazie alle indicazioni di un altro ospite, un anziano marocchino all'apparenza un po' troppo prolisso ma che si è rivelato molto generoso: non solo si preoccupava che del suo compagno, ma ha anche regalato un paio di calze, che evidentemente vende, a me e a Gabry, e ci ha mostrato con orgoglio le foto dei suoii due figli.
Dopo abbiamo scoperto, tra le risate generali, il soprannome del ragazzo somalo, di cui sopra, e di un eritreo: rispettivamente "No problem" e "Così", per la frequenza con cui usano queste espressioni.  E' ogni volta bello ed edificante scoprire la profonda umanità e autenticità che si nasconde in questo angolo di mondo, miscuglio di lingue, colori e storie tutte diverse, ma tutte un po' uguali. Uscendo da lì, riconosco senza dubbio alcuno che ogni persona, ogni uomo, ha la stessa dignità e di ogni altro uomo,se nza distinzioni di razza, cultura e condizione sociale.

a bientot

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