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lunedì 6 settembre 2010

Il pericolo è dietro la curva

Sabato pomeriggio. Bella giornata di sole, ideale per farsi una pedalata su per la val Varenna. Stai salendo con il tuo ritmo quand’ecco che appare in lontananza un ciclista che ti precede. Il corpo reagisce subito: il cuore accelera, il respiro si fa più profondo, le gambe spingono più forte sui pedali. E’ l’innata competitività che vorrebbe spingerti a raggiungere e superare prima possibile l’ignaro avversario.
Ma se il corpo preme per accelerare, la testa impone di mantenere la calma. Sa, per esperienza, quello che accadrebbe se si utilizzassero troppe energie per il sorpasso: il tranquillo ciclista della domenica, vistosi superato, inizierebbe ad aumentare le frequenze delle pedalate fino a risuperarti e tu, avendo esaurito le energie, lo vedresti sfilare via senza possibilità di scampo. O, peggio ancora, ti si incollerebbe alla ruota posteriore come i migliori ‘succhiaruote’ per diversi chilometri attendendo il tuo crollo psicofisico per piazzare lo scatto vincente. Infatti tu, col fiato dell’inseguitore sul collo, tormentato dal cigolio della sua pedalata e dal suo respiro affannoso, daresti fondo a tutte le energie nel vano tentativo di staccare l’avversario, fino a cedere di schianto allorchè ti fermerai stremato fingendo di allacciarti una scarpa.
Allora ti avvicini cauto verso il nemico, risparmiando il più possibile le energie, lo superi accennando ad un saluto (doveroso tra ciclisti) e dai una lieve accelerata. In quel preciso istante senti il ritmo della sua pedalata che aumenta, il cigolio della catena sugli ingranaggi della sua mountain bike diviene un frastuono insopportabile per le tue orecchie, ma la testa ti consiglia di restare calmo, continuare col tuo ritmo, una pedalata dopo l’altra, il rumore è sempre più lontano, l’avversario sta cedendo... è fatta! Tiri un sospiro di sollievo e ti godi la restante salita.

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