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mercoledì 18 settembre 2013

Addio al Celibato Martino

Cronaca fotografica di un'eroica giornata.

[update: in rosse le integrazioni di Diego]


La cabina di Bolla si presta per un discreto e inosservato cambio d'abito








In tenuta da lavoro (?!?) ci rechiamo senza indugio in via Sestri a raccattare qualche spiccio




Ecco i video della performance!






Con poco successo vista la scarsa affluenza... Si parte per Lencisa dove il Martino si concede un ottimo Biancoamaro (il secondo dopo quello offerto dal simpatico barista di via Sestri)



Pisciatina durante l'ascesa




Finalmente scopriamo il mezzo che consentirà il ritorno a Pegli (comprato su ebay senza indugio da Diego per 35 €: "Regalato" secondo il venditore)

Prima il video (storto)




Poi le immagini






Dopo aver preso confidenza col mezzo, approntiamo qualche modifica all'abbigliamento per affrontare in tutta sicurezza la pericolosa discesa: gomma piuma in ogni dove



tovaglia cinese a fiori per contrastare il freddo e mano posizionata lì dove deve stare



caschetto e scotch per riparare la preziosa testa del futuro sposo



[ intermezzo ]



ed ecco Martino pronto a partire





Ecco i video della discesa (con gustosi commenti degli "amici")





giunto in piazza rapisardi, dopo aver trangugiato un'ottima birra in lattina della peggior qualità (mentre noi degustavamo un'eccellente birra scura acquistata da Bottegà), si concede un giro tra i bambini festanti




che lo acclamano idolo incontrastato



ed eccoci da bolla per l'immancabile "ombre rosse" (lo so, è sbagliato ma non mi ricordo il nome ed è qualcosa che a a che fare col rosso) accompagnato da un cubano gentilmente offerto dal bar della stazione




"Che" GueDiego




cubano e rum fanno effetto...



Si parte infine per la mitica "Raffaella" in Varenna!




I segni della "Padania" restano indelebili




Dopo cena non c'è niente di meglio che una visita alla stazione di Granara








[notare la scritta sull'albero, non notata al momento a causa del buio. Chiediamo scusa se dovesse urtare la sensibilità di qualche lettore]




Vedendo la faccia del festeggiato possiamo dire: "Missione Compiuta"!!!



Terminiamo con uno scorcio panoramico sulla sempre incantevole val Varenna


venerdì 10 maggio 2013

Perchè i miracoli esistono

Rinascere a dodici anni:
Cronaca con video (di Matteo Osanna) di una sera a Ngong, per dare addio alla vita di strada.



Un gruppo di oltre venti ragazzini, vestiti di stracci, puzzolenti, alcuni già intontiti dai fumi della colla, altri invece con l’alito che odora di benzina, come lo scarico di un motore ingolfato. Un gruppo di bambini lanciati verso l’autodistruzione. Ne ho conosciuti tanti cosi, e nessuno è arrivato ai trent’anni. Questi li ho incontrati una sera del mese scorso, a Ngong, la cittadina ai piedi delle omonime famose colline dove Karen Blixen ha vissuto e ambientato il suo romanzo “out of Africa”, alla periferia di Nairobi. Piovigginava e la notte si annunciava fredda, ma di notti in strada quei bambini ne avevano già passate tante.
Quella sera era diversa perché c’era con loro un adulto, buon pastore. Jack, educatore di Koinonia, dopo averli inseguiti e fattiseli amici per mesi, li aveva radunati con una proposta: lasciate la vita di strada, venite con me e John, l’altro educatore, a Ndugu Ndogo. Vi daremo da mangiare ogni giorno, vi manderemo a scuola, potrete ripartire con una vita dignitosa, insieme, continuando ad aiutarvi come avete fatto per sopravvivere in strada. Noi vi accompagneremo, ma sarete voi a camminare.
In sè, la proposta non era poi cosi attraente. Quei bambini amano la libertà della vita di strada, la mancanza di disciplina, la possibilità di decidere ogni giorno cosa fare. Poi magari ogni tanto dopo aver racimolato qualche soldo, si concedono il lusso di ordinare un piatto di githeri (patate, chicchi di mais e fagioli bolliti insieme e insaporiti con erbe aromatiche) ad una delle donne che cucinano all’aperto, e si sdraino su un rato, al sole, immaginando che ci sia vicina la mamma che dice parole buone.
Ecco, questo è il punto, la cosa che manca di più, anche se nessuno lo vuol ammettere: Un adulto che ti vuol bene, che si interessa di te, che ti protegge e ti guida. Che quando c’è una difficoltà se ne fa carico, che ti aiuta a crescere. Ma la cosa davvero importante è che ti voglia bene.
Mister Kariuki è il proprietario del ristorante in cui Jack ha organizzato questo “addio alla strada”. E’ uno stanzone con pareti e tetto fatti di lamiera ondulata, tenuti insieme da una intelaiatura di legno, arredata con panche, e con braciere di carbonella in un angolo. Kariuki, che mi fa pensare ad un pugile a fine carriera e poi mi conferma di esserlo, lo ha messo a disposizione per una cifra modestissima, poi, mentre Jack parla ai ragazzi, è andato nel “negozio” vicino a comperare quattro forme di pane e cinque litri di latte per questi ragazzi affamati. Gli saranno costati quanto i profitti di tre giorni, ma rifiuta i miei ringraziamenti con un gesto della mano bofonchiando “sono figli nostri”.
La notte passa in fretta, con canti, danze, storie della vita di strada. Il mattino i bambini improvvisano una partita di pallone, fanno un bagno veloce in un fosso che le piogge della notte hanno trasformato in torrente. “Per presentarci puliti a Ndugu Mdogo”, mi dice serio Paul, 12 anni, il capobanda che la sera prima era ubriaco o era intontito dalla benzina, o entrambe le cose, mentre si immerge nell’acqua fangosa, e poi via verso la nuova casa. Solo tredici hanno avuto il coraggio di fare il salto. Gli altri preferiscono l’opzione offerta da Jack di aspettare qualche settimana, purché poi prendano un decisione definitiva. “Devono lasciare la strada convinti di fare una scelta importante e irreversibile – sottolinea Jack – perché se fallissero e tornassero indietro, diventerebbe psicologicamente impossibile per loro incominciare un altro percorso di recupero.”
Nelle quattro settimane successive li ho visti crescere giorno dopo giorno. Quando li saluto prima di partire per Verona , sono sono normalissimi ragazzini felici. Ancora una volta tre pasti al giorno e l’attenzione, l’ascolto, l’affetto, che Jack e John sono sempre pronti ad offrire stanno compiendo il miracolo della rinascita di tredici bambini.

venerdì 22 marzo 2013

Forse qualcuno si ricorderà..



di quando mezzo mondo protestava contro l'inutile e dannosa guerra in Iraq. Erano i tempi delle bandiere della pace e delle marce Perugia-Assisi.

Ovviamente Bush e combriccola non ci hanno dato ascolto (ma ne eravamo consapevoli) e questi sono i risultati

La guerra in Iraq è costata più di 2mila miliardi! - NEWAPOCALYPSE:

'via Blog this'

lunedì 18 febbraio 2013

Navi da Guerra e Pellegrinaggi

Il Papa, subito dopo l'annuncio del "nobile" gesto di rinuncia al papato, nomina Presidente dello IOR Von Freyberg. Tra le altre cose, è presidente di un gruppo industriale che fabbrica navi da guerra.

Ecco come risponde ai giornalisti il portavoce vaticano, P. Lombardi: "Non so se fanno navi da guerra o navi in generale, so che Von Freyber organizza anche pellegrinaggi a Lourdes".

Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh bhè direbbe Ema

Estiqaatsi! direbbe il Grande Capo Estiqaatsi

martedì 12 febbraio 2013

Rivoluzione Papale

Leggendo le storie degli altri 6 Papi che hanno abbandonato il pontificato mi rendo conto che quello di Ratzinger è il primo vero abbandono consapevole e apparentemente non derivante da motivazioni o eventi esterni alla Chiesa.
I primi 3, infatti, sono stati costretti alla rinuncia a causa delle persecuzioni contro i cristiani (siamo nel I millennio); il 4° - Benedetto IX - è stato un papa "sui generis": eletto papa, pare, all'età di 12 anni, fece una vita dissoluta, fu Papa per ben 3 volte e rinunciò al papato per sposarsi. Insomma a occhio direi nessuna analogia con Benedetto XVI. Il 5°, Gregorio XII, abbandonò il pontificato in seguito alle vicende legate al doppio papato, Romano e Avignonese, per favorire la riunificazione delle due sedi.
Qualche somiglianza col caso di Celestino V la si può trovare, tuttavia la figura di Pietro da Morrone, monaco eremita catapultato improvvisamente al soglio pontificio da cui si allontana, facendo il "gran rifiuto", per tornare alla tranquillità del suo eremo, non può essere paragonata a quella di un vescovo che è Cardinale dal 1977 e da allora ha vissuto in Vaticano ricoprendo diversi incarichi di prestigio e responsabilità: insomma non certo uno sprovveduto!.

Tutto ciò mi porta a concludere che il gesto di Ratzinger è del tutto inedito e certamente rivoluzionario nella millenaria storia della chiesa cattolica.

Ciò può significare solo due cose: o il papa (e i suoi consiglieri più stretti, perchè una decisione simile deve averla certamente condivisa con qualcuno) ha voluto consapevolmente mettere in atto un gesto rivoluzionario che cambierà per sempre la concezione del papato, creando un precedente davvero di portata storica, oppure dietro al suo ritiro ci sono delle ragioni che noi comuni mortali non possiamo conoscere, ma di una portata tale da indurre il papa ad un gesto così estremo. Fare delle ipotesi risulta del tutto azzardato e privo di qualsiasi razionalità, perciò non possiamo fare altro che attendere gli eventi.

martedì 29 gennaio 2013

Il caso Monte dei Paschi di Siena e il ruolo dell’Europa.

Non so se la storia sia andata esattamente così, in ogni caso la Bolla dei Tulipani è stata la prima bolla speculativa della storia, da cui non abbiamo imparato un fico secco. Buona lettura e buone riflessioni

Il caso Monte dei Paschi di Siena e il ruolo dell’Europa.:


“Coloro che non possono ricordare il passato, sono condannati a ripeterlo” - George Santayana. 1930
A proposito di Monte dei Paschi di Siena.
Sono sempre stato un europeista convinto.
Mi sento europeo e sono orgoglioso di esserlo.


Sono un profondo sostenitore degli Stati Uniti d’Europa, perché considero l’Europa un continente che ha prodotto nei secoli una immensa tradizione evolutiva in campo economico, culturale, artistico, scientifico, che ha dato un enorme contributo al miglioramento delle condizioni esistenziali delle persone.

Non questa Europa, si intende.
La grande truffa degli oligarchi reazionari consiste nell’aver inventato uno scontro tra europeisti e non europeisti, spingendo la gente –in maniera perversa e subliminale- a pensare che la BCE e il sistema bancario attuale “sia l’Europa”.
Non è così.
C’è anche un’altra Europa.
Ed è quella per la quale mi batto.


Caduti nella trappola dell’Alzheimer sociale, ben rappresentato dalle trovate mediatiche di Silvio Berlusconi, gli italiani, oggi, sbigottiti, sono testimoni del terremoto finanziario prodotto dalle scelte amministrative del Monte dei Paschi di Siena, come se fosse una sorpresa, uno scandalo, qualcosa di cui stupirsi.
Considero questo “scandalo” uno splendido simbolo della enorme possibilità che tutti noi europei abbiamo in questo momento per poter ritrovare il Senso di una nuova identità europea, che prima di tutto deve essere esistenziale e culturale, economica e politica e poi, di conseguenza, anche finanziaria.
Perché l’Europa, cioè la prima costituzione degli Stati Uniti d’Europa, è nata dalla finanza, e con il suo fallimento, si spera che gli europei ritrovino la ragione.
E’ nata così l’Europa.

Il caso montepaschi6
E fu proprio il Monte dei Paschi di Siena a inventare tutto ciò, molto ma molto tempo fa.
Perché le speculazioni finanziarie sui derivati non sono affatto una invenzione tecnologica, ingegnosamente scoperta dagli analisti finanziari americani, bensì sono un’idea finanziaria del Monte dei Paschi di Siena, che si è espressa 375 anni fa e che allora portò l’Europa alla catastrofe, seminando miseria, povertà e fame.
Se chiedete “quando è nata l’Europa?” vi sentirete dare risposte molto diverse. C’è chi sostiene con il Trattato di Lisbona, chi con quello di Maastricht, chi nel 2001 con il varo dell’euro, chi con il Trattato di Roma del 1957, chi con il manifesto di Ventotene del 1943 a firma Altiero Spinelli, chi con Napoleone Bonaparte, chi con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo nel 1789,.
Forse hanno ragione tutti, sono stati piccoli tasselli intersecantesi l’uno con l’altro.
Ma il punto dolente rimane quello della “mancanza di memoria storica” a dimostrazione dell’autentica tragedia che noi tutti stiamo vivendo oggi in conseguenza dell’assassinio della Cultura e dell’Informazione.
Perché se fosse rimasta alta la bandiera della memoria storica collettiva, allora, i popoli avrebbero impedito a questi burocrati oligarchi criminali di fondare gli Stati Uniti d’Europa sulla finanza, dato che era stato già fatto quasi 400 anni fa portando il continente alla catastrofe.
C’era, quindi, un precedente storico poderoso, fulminante, sul quale interrogarsi, da analizzare, sondare, elaborare, per trarne una lezione utile.
Tutto è avvenuto grazie al Monte dei Paschi di Siena, nel cuore dell’Europa mercantile, nei primissimi anni del secolo XVII, quando la banca senese “inventa” i derivati e provoca, guida, determina, la più grande catastrofe economica che si sia mai realizzata nella Storia della Civiltà: il crollo della borsa di Amsterdam il 9 febbraio del 1637.
Ecco come andò.
Nei primi decenni del ’600, grazie all’eccitazione mercantile dovuta alla scoperta dell’America e all’introduzione sui mercati europei di ingenti quantitativi di oro, argento e derrate alimentari, provenienti dal nuovo continente in via di espoliazione, gli europei creano “la borsa valori delle merci e dei preziosi” di cui Amsterdam diventa il centro propulsore. Il Monte dei Paschi di Siena, la più solida e antica banca europea (fondata nel 1472) diventa il più forte istituto di credito finanziario dell’epoca, luogo di incontro della finanza vaticana e delle rendite finanziarie delle oligarchie aristocratiche europee che lì si incontrano per scambiarsi i loro titoli e creare le grandi rendite patrimoniali europee. Nel 1593, il Monte dei Paschi di Siena finanzia Johannes Van Bommel, un grande mercante dell’epoca, il quale importa dalla Turchia i bulbi di tulipano, investendo nella loro coltivazione.
Il caso montepaschi2

Qualcosa di inspiegabile però accade. Anche se da allora sono trascorsi 400 anni, seguita a rimanere un mistero della mente umana. I tulipani diventano ben presto una specie di feticcio della neo-nata classe borghese mercantile, dando vita a una gigantesca febbre collettiva che invade tutta l’Europa. Gli storici e gli antropologi inglesi hanno addirittura coniato il termine “tulipomania” parola che, da qualche anno, indica una specie di malattia dello spirito che porta gli individui a speculare in borsa su “qualcosa di evanescente che non esiste”. Poco a poco, in tutto il continente si diffonde la mania dei tulipani che diventano ben presto un vero e proprio social status. Dovunque, da Lisbona fino a Roma, da Glasgow fino alla lontana Varsavia, gli europei si gettano nell’investimento di azioni dei bulbi di tulipano e in tutto il continente si aprono agenzie di cambio locale, gestite in appalto dal Monte dei Paschi di Siena. Al mattino si apre la contrattazione ad Amsterdam e alle 15 partono a cavallo i corrieri con i risultati del giorno, attraversando tutta l’Europa per andare a negoziare i titoli nelle diverse capitali. Ben presto, l’Europa comincia a diventare piccola e le capitali entrano in veloce contatto tra di loro, dando vita alle prime società di trasporto continentali. Nel 1605 la domanda di bulbo di tulipano raggiunge livelli vertiginosi di costo. Vengono attribuiti nomi curiosi e strani ai bulbi e le famiglie di possidenti investono ingenti quantità di denaro su questo fiore. Nel 1623, un certo bulbo di tulipano, di un colore magari raro, arriva a costare il corrispondente di oggi di circa 50/70 mila euro. Il record viene toccato dal “semper Augustus” che viene contraccambiato nel 1630 per la cifra vertiginosa di 100.000 fiorini, pari a 250.000 euro odierni. In quell’anno, un certo Messer Cucinotti, ragioniere plenipotenziario di Monte dei Paschi di Siena nella sede di Amsterdam ha un’idea che seduce l’intera Europa: “la speculazione sui derivati finanziari” che lui inventa e codifica, in uno splendido testo di follia delirante finanziaria (si trovano i testi dell’epoca nella “Biblioteca pelagia di parte guelfa” a Firenze) con il termine “commercio del vento” o altrimenti detto “commercio finanziario delle nuvole”. Il Monte dei Paschi di Siena stampa dei contratti di assicurazione sul titolo dei bulbi e poi li assicura presso una loro filiale a Londra, la quale ne rivende –a prezzo maggiorato- il potenziale profitto di lì a sei mesi. Chi acquista quel titolo, lo rivende a un altro prezzo maggiorato e così via dicendo, per cui uno stesso titolo di possesso di un bulbo tocca il record nel 1632 di 186 proprietari della stessa azione a prezzi completamente diversi: la stessa azione vale 1 oppure 8 oppure 75 a seconda di quando è stata acquistata e da chi.
La banca senese dà prestiti per acquistare bulbi di tulipano e raccoglie in garanzia proprietà immobiliari e terre coltivate, creando una massa finanziaria speculativa che nel dicembre del 1635 raggiunge una cifra pari a 15 volte l’intera ricchezza reale europea. Finchè alla fine del 1636 alcuni aristocratici, bisognosi di danaro in contanti per finanziare spedizioni navali o costruirsi un castello cominciano a vendere e si arriva al 9 febbraio del 1637 quando l’ondata di vendite si abbatte sul mercato provocando la più gigantesca catastrofe finanziaria che sia mai stata registrata nella storia. Il tutto avviene a una velocità inusitata per quei tempi, in pochissime settimane. E il mercato dei tulipani crolla. Migliaia e migliaia di famiglie si trovano sul lastrico perché il Monte dei Paschi di Siena attraverso le guardie reali olandesi requisisce le loro proprietà immobiliari date in garanzia per titoli di bulbi di tulipano che sulla carta valgono milioni ma che in realtà si rivelano semplice carta straccia.
Nel solo mese di giugno del 1637, nella città di Amsterdam 15.000 persone travolte dal dissesto. La città di Arnheim diventa un enorme cimitero e così la città di Hannover, di Besancon, la lontanissima L’vov al confine tra la Polonia e l’Ucraina. L’Europa è travolta dal crollo della finanza sui derivati. Le famiglie rovinate abbandonano le loro terre che rimangono incolte provocando penuria e carestia nella popolazione. Nasce così la immensa ricchezza patrimoniale del Monte dei Paschi di Siena, che riesce a non fallire grazie all’intervento del Vaticano che accordandosi con il re d’Inghilterra dichiara “diabolici” i contratti stipulati dagli aristocratici di mezza Europa e confisca i beni dati in garanzia, identificati come “oggetti del diavolo”, di cui la banca diventa legittima proprietaria.
L’Europa finisce in miseria.
Nasce allora quella che con parole di oggi potremmo definire “la decrescita felice” e che gli storici chiamano “genesi dei movimenti pauperistici europei”, una miriade di movimenti autonomi dei cittadini che si contrappongono all’idea della finanza, del concetto di investimento di danaro, al consumo, agli status symbol ed esaltano l’austerità identificando nella povertà una scelta. Il Monte dei Paschi di Siena chiude tutte le sue filiali in Europa e rientra in Italia con un guadagno complessivo netto in 30 anni corrispondente alla cifra di oggi di circa 100 miliardi di euro che viene suddiviso tra le grandi famiglie aristocratiche delle signorie toscane e il Vaticano.

Il caso montepaschi3
Il movimento pauperistico e la denuncia del lusso e del consumo viene capeggiato dal filosofo Baruch Spinoza, il quale aveva soltanto 5 anni quando c’era stato il crollo ma che era cresciuto in Olanda vivendo nell’atmosfera tragica del baratro finanziario nel quale era precipitata tutta l’Europa. Gli studiosi, i filosofi, gli intellettuali dell’epoca si confrontano e dibattono sulla follia collettiva che ha provocato la più grande tragedia sociale mai registrata nel nostro continente, e da questo humus intellettuale nasce l’Etica di Spinoza, colonna portante del pensiero libertario europeo, testo fondamentale che diventerà, di lì a breve, il pane quotidiano di Voltaire e dei grandi pensatori illuministi. Quando esplode “la più grande bolla finanziaria dell’ultimo millennio” viene travolta anche il Regno di Gran Bretagna, perché a Londra falliscono decine e decine di piccole società di assicurazioni (che stavano allora nascendo) gestite da famiglie aristocratiche in vista e sostenute da un parlamento corrotto. Per far fronte ai giganteschi ammanchi, il governo inglese aumentò la tassazione ai produttori agricoli del 30% provocando malumori e rivolte, che cominciarono a crescere e dilagare fino alla rivoluzione condotta da Oliver Cromwell nel 1648: la prima rivoluzione popolare europea.
Ecco che cosa ha prodotto 375 anni fa l’Europa Unita della Finanza.
Fine della storia.
C’era quindi un precedente.
Noto a tutti coloro che hanno studiato la Storia d’Europa. Noto a tutti gli studiosi di Storia Economica. Noto a tutti coloro che hanno costruito, recentemente, l’Europa.
La prima fondazione degli Stati Uniti d’Europa, quella realizzata attraverso la borsa valori delle merci di Amsterdam nei primi decenni del 1600 è fallita. E’ esplosa, perché fondata sulla finanza, sulle banche, sulla speculazione, sui derivati, sul monopolio delle grandi famiglie aristocratiche e del Vaticano.
La Storia ci insegnava, quindi, che era l’ultima cosa da fare, l’ultima strada da seguire.
Possiamo dunque meravigliarci e stupirci che la stessa banca che ha provocato tale catastrofe nel 1637 provocando il suicidio (secondo gli storici) di circa 150 mila persone –una cifra allora immensa- il crollo di intere città e una depauperizzazione del territorio, che ha affamato l’Europa per circa 50 anni, abbia oggi fatto la stessa cosa?
No.
Non mi stupisce.
Perché lo statuto della Banca del Monte dei Paschi di Siena il 9 febbraio del 1637 è lo stesso del 25 gennaio 2013. Non è cambiato, sostanzialmente.
Questa è la lezione che va appresa, oggi, e che serve (e ci serve) per interrogarci sulla necessità di ritornare a leggere la Storia, a praticare la Cultura ma, soprattutto, a riannodare le fila della memoria storica collettiva, sottraendosi all’Alzheimer sociale voluto, imposto, e ottenuto da Berlusconi e dal berlusconismo.
Lo statuto è lo stesso.
Una fondazione detiene il 39% delle azioni dell’istituto.
Anche grazie a Mario Monti, tale fondazione non paga le tasse. Il suo governo ha scelto di esentarla “perché dedita alla beneficenza riconosciuta”.(decreto ministeriale del 29 maggio 2012).
La fondazione ha un consiglio di amministrazione.

Il caso montepaschi4
I membri del consiglio vengono scelti non sulla base di una competenza tecnica bancaria rigorosa bensì secondo i seguenti canoni, noti, conosciuti e accettati da tutti, compresi tutti gli impiegati che ci lavorano (e che adesso non si lamentino): 16 persone vengono elette dal sindaco di Siena, attualmente un burocrate funzionario del PD, nei 25 anni precedenti un burocrate del PDS e del PCI; 10 membri vengono scelti da un “consorzio locale di imprenditori” che altro non è che il gruppo di tre logge massoniche senesi, una delle quali molto nota per essere stata molto vicina a quella del grossetano Licio Gelli; infine 2 consiglieri che operano anche come arbitri interni, scelti ed eletti dal Vaticano, uno di provenienza Ior e l’altro di provenienza territoriale cattolica confessionale, cosiddetti “azionisti curiali”.
Questo non è uno scoop, magari lo fosse!
Questo è il segreto di Pulcinella.
Ed è necessario, quindi, porsi delle domande.
Perché mai una banca deve avere un consiglio di amministrazione dove i consiglieri sono eletti da un sindaco? Che cosa ne sa un sindaco di tecnica bancaria? Quali sono le responsabilità del consiglio comunale? La scelta dei candidati è pubblica? E’ votata dall’intero consiglio comunale? Perché la curia vaticana deve fornire dei consiglieri di amministrazione? Non è forse l’Italia uno stato laico? Perché mai viene dato per scontato –come se fossero stati eletti- che a Siena, nel cuore della regione Toscana, le logge massoniche locali hanno addirittura la posizione ufficiale e riconosciuta di veri e propri committenti che forniscono i nomi dei consiglieri per andare a occupare dei posti nell’amministrazione di una banca accanto a dei nominati dal sindaco?
Il caso montepaschi5
Quali sono i rapporti tra i consiglieri eletti e il territorio? Come è possibile che una fondazione di tal fatta non paghi tasse ma nel suo bilancio ufficiale, nella sezione relativa alla cosiddetta “beneficenza nel territorio” (da cui l’esenzione dalle tasse) si trovano sponsorizzazioni annuali a pioggia dell’ordine di centinaia di milioni di euro a favore di onlus, cooperative, piccole società editoriali e mediatiche che in teoria si sarebbero dovute occupare della diffusione della cultura e che non hanno mai fornito uno straccio di fattura? Com’è possibile che una banca partitico-massonica-curiale (per statuto) abbia goduto, in extremis, lo scorso dicembre, di un ennesimo finanziamento da parte dello Stato dell’ordine di 3,9 miliardi di euro senza che sia stata richiesta nessuna garanzia?
Queste sono le domande che i cittadini elettori dovrebbero porsi pretendendo delle risposte adeguate.
E la stessa cosa per ciò che riguarda le fondazioni bancarie controllate dai leghisti e dai pidiellini nelle valli lombarde
E’ su questo che si gioca la partita della campagna elettorale, non sui programmi. Per loro, per il PD PDL Udc FLI Lega Nord, ciò che conta è garantirsi un numero di deputati e senatori eletti che garantiranno la prosecuzione di un simile stato di cose.
Le forze politiche che dichiarano di rappresentare i cittadini (e non gli interessi di bassa clientela omertosa) devono impegnarsi a chiedere IMMEDIATAMENTE al nuovo governo l’abolizione delle fondazioni bancarie, la trasparenza dei bilanci e il divieto di investire i soldi dei correntisti in derivati finanziari senza prima averli informati per avere il loro consenso.
La impietosa logica dei mercati li sta smascherando.
Siamo ormai alla guerra per bande.
I banditi ci hanno rubato il territorio impedendoci di fare impresa.
Riprendiamocelo.
Nessuno è in grado di fornire inoppugnabile documentazione bancaria relativa alla reale quota di investimenti delle prime 100 banche italiane. Tradotto in termini sintetici vuol dire che in Italia le banche private non sono tenute a spiegare a nessuno come e dove e quando operano sul mercato e il loro management è composto da esponenti della politica e non da esperti tecnici in meccanismi finanziari bancari. Quando hanno bisogno di soldi in contanti li chiedono allo stato che paga passivamente.
E così, Monte dei Paschi di Siena si è presa a Natale i soldi dell’Imu.
Per investirli in bulbi di tulipani.
E infine la domanda di tutte le domande: perché mai bisogna salvare la banca?
Hanno un ammanco? Che falliscano.
Come la stessa banca ha spinto a fare alle migliaia e migliaia di piccole e medie imprese alle quali ha negato credito per seguitare a ballare il consueto minuetto che va avanti dal 1472.
Sono contro la nazionalizzazione di Monte dei Paschi di Siena, perché questa non è una nazione normale e non c’è quindi alcuna garanzia al riguardo.
Basta con il medioevo in Italia.
Il crollo finanziario dell’Europa nel 1637 provocò una nuova coscienza collettiva che ispirò il grande Spinoza a fondare la necessità dell’Etica come elemento unificante della cultura europea.
Il comportamento del Monte dei Paschi di Siena è indice di una idea a-etica dell’esistenza, basata sul principio tale per cui se qualcosa riesce e va in porto (oppure funziona) allora è giusto. E’ la base strutturale della mancanza dello Stato di Diritto e della mancanza di valori e di principi ideali. L’atteggiamento etico, invece, comporta l’idea di muoversi per eventi, idee, azioni che si sa dentro di sé, con certezza, che sono giuste. E ci si batte per quelle. E’ su questa base che è stato abolito lo schiavismo: perché era giusto farlo.
Queste sono le due europe.
Il Monte dei paschi di Siena appartiene a un’Europa degradata che sta crollando.
“Ce lo chiede l’Europa” è un mantra che va strappato dalla bocca di Mario Monti e noi abbiamo il dovere di riappropriarci di questo termine, coniugandolo con l’idea Etica che ha fatto grande questo continente
L’Europa delle nazioni e degli uomini liberi. Quella vera. Quella che funziona in modo equo, che si occupa delle esistenze e dei diritti civili, del lavoro e dell’istruzione, della diffusione di cultura e dell’investimento produttivo.
La parte vera dell’Europa che nell’attuale parlamento italiano non ha voce.
Dipende da tutti noi fare in modo che la Storia svolti da una parte o dall’altra.
Scritto da: Sergio Di Cori Modigliani

fonte: http://newapocalypse.altervista.org/blog/2013/01/28/il-caso-monte-dei-paschi-di-siena-e-il-ruolo-delleuropa/

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